LE ORIGINI
Anticamente sul culmine della collina sorgeva il “Castello o Castelletto di San Quintino” del quale abbiamo testimonianze anteriori all’anno mille. Di esso, che pure ebbe notevole importanza nelle lotte comunali nei primi secoli dopo il mille, già alla fine del Cinquecento non rimaneva che una sola torre con la “Porta di Castello”, come risulta dagli stradari dei capitani di parte.
La Chiesa, della quale pure abbiamo testimonianze anteriori all’anno mille, secondo una antica tradizione non suffragata da alcun documento, sarebbe andata distrutta in un incendio in epoca imprecisata. Certo è che l’attuale canonica e chiesa coeva sono di origine gentilizia, proprietà della nobile famiglia Roffia.
Il castello, e successivamente la villa Roffia, sono stati il centro di aggregazione di una piccola comunità contadina la quale, anche nei periodi di maggiore espansione demografica, ha superato di poco le centocinquanta unità.
I vini prodotti a San Quintino sono rinomati sin dall’antichità (ci sono testimonianze nell’archivio vaticano risalenti all’anno 1508), così come l’olio extravergine di oliva, tipicamente toscano.
VILLA CECCHI - ROFFIA
Sul poggio di San Quintino era situato uno dei tanti castelli fortificati di età medievale della zona.
Il luogo era adatto per la posizione elevata, la maggiore dei colli limitrofi dopo San Miniato, e nella mappa del popolo di “S.to Quintino” disegnata alla fine del XVI sec per i Capitani di Parte, la struttura originale appare ancora leggibile: sul poggio erano in piedi la “porta del Castello di S.to Quintino”, con la casa grande della famiglia Roffia, importante casata di origine sanminiatese, e le adiacenti casupole dei Salviati; sullo sperone della collina verso ovest, collegata da un rettilineo di 140 braccia alla porta del castro, era già stata trasferita la chiesa di S. Quintino. Il medesimo impianto è rappresentato in uno schizzo del 1583, allegato alla domanda indirizzata al Granduca da Niccolò Roffia (1549 – 1607), per poter abbassare la torre occidentale del castello, che faceva parte della sua commenda e minacciava rovina.
Una massiccia struttura quadrangolare si trova oggi compresa nella parte occidentale della villa Cecchi, di più recente costruzione. L’hanno individuata i proprietari Roberto e Mirella Cecchi al tempo dei lavori di ristrutturazione: chi vi lavorava venne infatti colpito dal grande spessore dei muri della struttura (circa 80 cm) e dal loro paramento laterizio raddoppiato e riempito a sacco, come nella descrizione tardocinquecentesca. La famiglia Roffia, che mantenne la giurisdizione del castello e della chiesa di S. Quintino fino al XVIII secolo, avrebbe perciò inglobato la torre medievale nella casa grande, poi ulteriormente ampliata.
LA NASCITA DELLA FATTORIA
Roberto e Mirella Cecchi comprarono nel 1946 un gruppo di poderi in località San Quintino.
A quel tempo le colline non erano servite da elettricità, strade battute o acqua corrente, quest’ultima tirata su dai pozzi per mezzo delle “mezzine” o piccoli secchi.
I vari poderi erano abitati dai mezzadri e dalle loro famiglie ed erano veri e propri sistemi autosufficienti che solitamente comprendevano una vigna, piante di olivi, campi per la semina del grano e foraggio per gli animali; a volte anche piante di gelso per la produzione di seta.
Secondo il sistema agricolo della “mezzadria”, vigente dal medioevo in molte zone della Toscana e d’Italia, il mezzadro in fondo all’anno spartiva i frutti del podere con il proprietario in base a un vero e proprio contratto.
A San Quintino tutti i mezzadri portavano le uve raccolte nella cantina al piano terra della casa padronale per vinificarle e lasciavano le uve scelte per il Vinsanto a seccare su stuoie nelle soffitte della medesima fino al successivo febbraio o marzo. Negli anni sessanta del XX sec il processo di industrializzazione comportò il graduale abbandono delle campagne da parte dei mezzadri che vedevano nel lavoro in fabbrica e nell’esodo verso la città una promessa di vita più agiata per le proprie famiglie.
Fu così che nel 1967 nacque la Fattoria di San Quintino; la famiglia Cecchi, giunta oggi alla terza generazione, si occupa dell’azienda coadiuvata da vari collaboratori fissi e stagionali, alcuni dei quali occupano oggi le case una volta abitate dai mezzadri.
La cantina fu trasferita nel 1970 dalla villa in un edificio di nuova costruzione e la prima annata di vino dalla Fattoria di San Quintino fu imbottigliata nel 1971.
Ancora oggi in tempo di vendemmia i vecchi mezzadri con le famiglie vengono a San Quintino a salutare con affetto la famiglia Cecchi, per tenere viva la memoria e a godere del panorama di valli e colline che è rimasto invariato negli anni.